Giuseppe Reina

Da Wikicarmel.

REINA, Giuseppe (in religione Cornelio di San Giuseppe). – Nacque a Milano il 7 novembre 1710 da Giuseppe e da Maddalena Reina. Il 15 maggio 1729, al momento di vestire l’abito dei carmelitani scalzi nel convento milanese di S. Carlo, appartenente alla provincia di Lombardia, assunse il nome di Cornelio di San Giuseppe. Il 16 maggio 1730 emise i voti religiosi. Compiuti gli studi di filosofia e teologia nel convento di Bologna, fu ordinato sacerdote e inviato a Roma nel convento di S. Pancrazio, dove si preparavano i religiosi da inviare nei territori di missione.

Nel 1738 fu destinato alla missione di Persia. Il 24 marzo 1739 giunse a Bassora, città di confine che faceva parte della missione di Mesopotamia, e rimase nel locale convento fino a quando, alla fine di settembre del 1742, il vicario provinciale lo inviò in Persia.

La situazione del Paese, che si trovava in via di progressivo deterioramento a causa del declino della dinastia dei Safawidi, si aggravò con la morte di Nadir Shah Afsar, assassinato nella notte tra il 19 e il 20 giugno 1747. Di conseguenza le missioni di carmelitani scalzi, agostiniani, cappuccini, domenicani e gesuiti, che all’inizio del secolo svolgevano un’attività abbastanza regolare, subirono un rapido declino.

Cornelio, nominato vicario provinciale per la Persia nel 1746, si stabilì nuovamente a Bassora, ubicata nel territorio della diocesi di Baghdad. Il 10 settembre 1754 Rinaldo Maria di s. Giuseppe, preposito generale dei carmelitani scalzi, lo nominò vicario provinciale della missione di Siria, nel momento in cui stava concludendo trattative con il barone di Kniphausen, responsabile per conto della Compagnia olandese delle Indie Orientali dell’isola di Khark, situata nel Golfo Persico di fronte alla costa persiana. Non essendo possibile stabilirsi a Isfahan, il vescovo carmelitano scalzo Sebastiano di s. Margherita, che aveva ottenuto dalla congregazione di Propaganda Fide di risiedere in territorio ottomano, volle porre la sua sede sull’isola. Il barone di Kniphausen concesse il permesso di costruire una chiesa con l’annessa residenza per i missionari, considerato il fatto che l’isola era divenuta rifugio di occidentali e di cristiani fuggiti dalla Persia. Iniziati i lavori di edificazione, il 22 giugno 1755 il vescovo di Isfahan morì e Cornelio, il 14 settembre successivo, partì da Bassora diretto ad Aleppo, lasciando il governo della missione di Persia al nuovo vicario provinciale Giacinto di s. Teresa. In Siria trovò una situazione precaria, tanto riguardo al personale missionario quanto alle risorse economiche, aggravata dalle difficoltà di comunicazione con Roma. Le sue pressanti richieste non trovarono eco né presso Propaganda Fide né presso i superiori dell’ordine, per cui nel 1758 chiese di poter rientrare in Italia.

Frattanto la congregazione di Propaganda Fide nella seduta dell’8 agosto 1757 aveva provveduto alla designazione del vescovo di Isfahan indicando Cornelio di San Giuseppe, presentato dai carmelitani scalzi come primo membro di una terna che comprendeva anche Fedele di s. Teresa e Giacinto di s. Teresa, tutti con esperienza missionaria in Medio Oriente. La scelta fu approvata da papa Clemente XIII nell’udienza concessa il 5 agosto 1758 al segretario di Propaganda Fide Nicola Maria Antonelli e venne formalizzata nel Concistoro del 2 ottobre 1758.

Cornelio s’imbarcò ad Alessandretta su un bastimento diretto a Livorno, con l’intenzione di farsi consacrare a Malta, ma le vicissitudini del viaggio lo condussero a Cagliari, dove l’arcivescovo locale, il domenicano Tommaso Ignazio Maria Natta, lo consacrò il 18 novembre 1759. Recatosi poi a Roma, conducendo con sé tre giovani, due persiani e un greco melchita, destinati a studiare nel Collegio urbano e nel Collegio greco, dietro sua richiesta, nella sessione del 17 marzo 1760 Propaganda Fide gli permise di risiedere a Bassora, data l’impossibilità di recarsi a Isfahan e, con l’approvazione del papa concessa il 23 marzo, di esercitarvi i suoi poteri episcopali con il consenso del vescovo di Baghdad. Inoltre la congregazione dispose che l’isola di Khark, soggetta alla Persia, sulla quale sembrava che il vescovo potesse dimorare, fosse considerata territorio appartenente alla sua diocesi. Gli negò invece la facoltà di ordinare chierici appartenenti alla Chiesa armena, nonostante esistessero alcuni precedenti.

Lo oppose a Propaganda Fide una controversia relativa al giuramento imposto da Alessandro VII con decreto del 26 luglio 1662, da prestare prima della consacrazione episcopale, mediante il quale i vescovi missionari si obbligavano alla residenza nella diocesi loro assegnata. Cornelio in un primo momento rifiutò di emetterlo, affermando di essere venuto a conoscenza dell’obbligo solo a posteriori; in seguito però a un deciso intervento della congregazione, lo emise a Milano nel giugno del 1760 nelle mani del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo della diocesi ambrosiana, poco prima di dirigersi a Venezia e imbarcarsi per l’Oriente.

Dopo un viaggio avventuroso arrivò a Kharek il 18 febbraio 1763 e vi rimase poco più di tre mesi. Qui poté esercitare le sue funzioni episcopali, ma presto fu costretto ad allontanarsi, poiché gli olandesi consentivano la presenza di sacerdoti cattolici, ma non di un vescovo. In una lettera scritta a Propaganda Fide da Bushehr, in territorio persiano, il 2 maggio 1765, il vescovo si difese dall’accusa di non risiedere nella diocesi di sua competenza allegando le difficoltà della guerra e i provvedimenti del sovrano Karim Khan che non tollerava la presenza di occidentali, al punto che anche gli olandesi erano stati cacciati dall’isola di Kharek. Gli uomini della Compagnia britannica delle Indie Orientali di stanza a Bushehr, sotto la protezione dei quali si trovava, avevano dovuto chiedere l’intervento di due navi da guerra, ma nel febbraio del 1769, a causa dei contrasti con il sovrano, si trasferirono a Bassora, e con essi anche l’ultimo carmelitano scalzo abbandonò il Paese.

Vista la criticità della situazione, l’impossibilità di rimanere in Persia e gli ostacoli frapposti all’esercizio della sua giurisdizione episcopale sui fedeli rifugiatisi a Bassora dal suo confratello Emmanuel Balliet di s. Alberto, vescovo di Baghdad, il 22 agosto 1769 Cornelio rassegnò le dimissioni. Propaganda Fide, dopo averle una prima volta respinte, le accettò il 2 aprile 1770. Il 22 novembre 1771 a Baghdad Cornelio presenziò all’atto mediante il quale Elia, patriarca dei nestoriani, aderì alla Chiesa cattolica emettendo la professione di fede secondo la formula promulgata da Urbano VIII nel 1633 e fu formalmente delegato a portare la documentazione ufficiale a Roma. Con lui finì la serie dei vescovi cattolici di Isfahan, poiché Propaganda Fide nominò amministratore dapprima il vescovo di Baghdad e il 20 novembre 1772, dietro sua richiesta, il domenicano Giovanni Battista de Bernardis, morto il 26 luglio 1775.

Il 16 febbraio 1772 Cornelio di San Giuseppe era ad Aleppo, sulla via del ritorno in Italia. A metà luglio si trovava a Malta. Nel mese di dicembre, a Roma, consegnò a Propaganda Fide una relazione riguardante la situazione politica della Persia e lo stato delle missioni cattoliche, ormai in fase di smobilitazione da oltre vent’anni. Si ritirò quindi a Milano, nel convento dei carmelitani scalzi, dove morì nel mese di maggio del 1797.

Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Archivio Concistoriale, Acta Camerarii, 35, c. 157v; Archivio del Sostituto del Concistoro, Atti Concistoriali, 1758-1759, cc. 194r-200v; Secretaria Brevium, Registra, 3657, c. 259; ibid., Archivio storico di Propaganda Fide, Acta, 1755, cc. 246v-247r, 1757, cc. 321r-324v, 1759, cc. 424v-426v, 1760, cc. 42rv, 145r-150v, 217v-223v, 372v-374r, 1783, cc. 504r-529v; Decreta, 1741-1767, c. 322v; Scritture riferite nei congressi, Mesopotamia, Persia, Caldei, vol. 6, cc. 234r-236r, 426r-431v, 457rv, 604rv, 606r-607v, 608rv, 612r-613r, vol. 7, cc. 33r-34r, 172r-173r, 219r-220v, 226r-267r, 286rv, 306r-307v, 308r-314v, 347r-349v, 358r-359v, 466r-467v, 580rv, 631r-632v, vol. 8, cc. 6r-17v, 24rv, 71rv, 396r, 418r, 527r, 539r, 575r, 641r, 743rv; Udienze di Nostro Signore, anno 1773-1774, vol. 13, cc. 61r-62v; Roma, Archivum generale ordinis Carmelitarum discalceatorum, 242/b, 249/a, 251/h, 292/e.

Ambrosius a sancta Theresia, Hierarchia carmelitana. De Episcopis Ecclesiae Ispahanensis, in Analecta ordinis carmelitarum discalceatorum, 1932, n. 7, pp. 215-220; A Cronicle of the Carmelites in Persia, I-II, London 1939, ad ind. s.v.; Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, VI, a cura di R. Ritzler - P. Sefrin, Patavii 1958, p. 102; A. Eszer, Missionen in Halbrund der Länder zwischen Schwarzem Meer, Kaspisee und Persischem Golf: Krim, Kaukasien, Georgien und Persien, in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, a cura di J. Metzler, II, Rom-Freiburg-Wien 1973, pp. 459 s.; Las misiones del Carmelo teresiano 1584-1799. Documentos del Archivo General de Roma, a cura di A. Fortes, Roma 1997, ad ind. s.v.